L’inizio del viaggio – La passione per la natura e la scoperta della nutrizione
Ciao, sono Massimo Gentili, e il mio cammino verso il benessere è stato lungo e ricco di sfide, un viaggio che abbraccia decenni di studio, passione e una ricerca incessante per trovare l’equilibrio perfetto tra mente e corpo.
Ma per comprendere davvero chi sono e cosa rappresento oggi, dobbiamo tornare indietro nel tempo, a quel ragazzo che camminava tra i campi, affascinato dalla natura e alla ricerca di un modo per connettersi con essa.
Fin da piccolo, ho sempre sentito una connessione profonda con la terra. Era la mia bussola, la mia guida. Questa passione viscerale mi ha portato a scegliere l’Istituto Agrario, un passo che, a prima vista, potrebbe sembrare scontato, ma che per me rappresentava un ponte verso una comprensione più profonda del mondo naturale.
Tuttavia, non era solo la terra a chiamarmi, ma qualcosa di ancora più specifico: la nutrizione. Durante i miei studi universitari, scoprii che la nutrizione non era solo una scienza, ma una vera e propria vocazione. Era il modo in cui potevo aiutare le persone a vivere meglio, più a lungo, con più energia.
A quel tempo, però, la nutrizione era una disciplina poco considerata. La presidentessa del corso di laurea e quasi tutti i docenti mi sconsigliarono di intraprendere questo percorso, considerandolo una strada senza futuro. Nonostante ciò, decisi di seguire il mio istinto.
Mi trovai presto da solo in un corso destinato a chiudere per mancanza di iscritti. Fu un periodo duro, ma allo stesso tempo incredibilmente formativo. Grazie a questa solitudine, ebbi l’opportunità di ricevere una formazione personalizzata, quasi individuale, che mi permise di sviluppare una conoscenza profonda e specifica del mio campo.
Tra tutti i corsi, uno in particolare lasciò un segno indelebile: la biochimica della nutrizione, insegnata dal professor Giuseppe Arienti.

La sua passione era contagiosa, e accese in me un amore per la nutrizione che avrebbe definito tutta la mia carriera. Alla fine della mia triennale, sapevo che quella era la mia strada.
Superai i test per proseguire gli studi sia a Roma che a Firenze, ma alla fine scelsi Roma per la reputazione del corso. In un anno e mezzo sostenni 25 esami, laureandomi con il massimo dei voti. Questa esperienza non solo consolidò la mia conoscenza, ma mi insegnò l’importanza della determinazione e della passione, valori che avrebbero guidato ogni mia scelta futura.
Le sfide del mondo del lavoro – Un percorso di integrità e resilienza
Il primo febbraio 2008, aprii il mio studio di nutrizionista, convinto di poter fare la differenza nella vita delle persone. Tuttavia, il mondo del lavoro si rivelò presto un luogo insidioso, pieno di sfide inaspettate. Mi scontrai con una realtà dominata dal profitto, dove il benessere delle persone era spesso messo in secondo piano rispetto agli interessi economici.
Ricordo ancora vividamente un episodio che segnò profondamente il mio modo di vedere questo settore. Collaboravo con il colosso farmaceutico Boehringer, con il quale ho prestato consulenze in oltre 100 farmacie del centro Italia.
Un giorno, il titolare di una farmacia, vedendo un lotto di probiotici in scadenza, ordinò ai suoi dipendenti di venderli al più presto, senza preoccuparsi delle reali esigenze dei clienti. Quel giorno, non rimase nemmeno una scatola. Quel momento mi fece capire che, per molti, i clienti non erano persone da aiutare, ma solo numeri su cui fare profitto. Fu una lezione amara, ma fondamentale.
Nonostante queste sfide, continuai a perseguire la mia passione per la nutrizione. Creai il mio sito, nutritionvalley.it, e grazie a un lavoro costante e appassionato, raggiunsi rapidamente i vertici delle classifiche di Google per diversi termini di ricerca. Anche su Facebook, mi distinsi fin dall’inizio, scegliendo il nome facebook.com/nutrizionista, un nome che oggi sembra ovvio, ma che all’epoca nessuno aveva pensato di utilizzare.
La parola nutrizionista mi identificava, esprimeva la mia passione per la nutrizione. La nutrizione era la mia vita, ma all’epoca molte delle mie convinzioni erano considerate fuori dagli schemi. Consigli che oggi sono ampiamente accettati e modaioli, come l’importanza degli omega 3, della vitamina D, dei probiotici, del digiuno e delle diete chetogeniche, erano allora visti con scetticismo.
Ricordo, ad esempio, quando nel 2007 consigliai alla mia ragazza di farsi prescrivere la vitamina D perché aveva valori bassi e non prendeva mai il sole. Il medico rispose che la vitamina D non andava prescritta se non in caso di osteoporosi o patologie gravi, e che avrei dovuto riconsiderare seriamente la mia scelta di diventare nutrizionista.
Con il tempo, molte delle mie intuizioni si rivelarono corrette, ma questo non significava che il mio cammino fosse privo di ostacoli. Continuai a esplorare, a mettere in discussione tutto ciò che sapevo, e ad abbracciare un approccio sempre più olistico alla salute.
Le esperienze che cambiano la vita – Un percorso di continua evoluzione
Nel corso della mia carriera, ci sono state esperienze che hanno cambiato profondamente la mia visione delle cose. Ricordo come fosse ieri uno degli episodi più significativi della mia vita universitaria: durante un esame di chimica organica, mi ritrovai di fronte a un libro di testo pieno di errori e imprecisioni. Durante l’esame, il professore mi bocciò per aver ripetuto una delle inesattezze presenti nel manuale. Furioso, presi il libro, glielo mostrai e gli chiesi di leggere quel passaggio ad alta voce.
La sua risposta mi colpì più di quanto avrei mai immaginato:
“Il libro non è il Vangelo. Non ti devi fidare ciecamente di quello che leggi o che ti dicono.”
Questa frase rimase impressa nella mia mente e, con il tempo, guidò molte delle mie scelte professionali. Mi insegnò a non dare mai nulla per scontato, a dubitare anche delle verità apparentemente consolidate, e a cercare sempre la mia strada. Questo approccio scettico e curioso si rivelò fondamentale nella mia pratica quotidiana come nutrizionista. Mi resi conto che, nonostante molti pazienti migliorassero sensibilmente grazie ai miei consigli, alcuni non ottenevano i risultati sperati. Inizialmente, pensai che non seguissero le indicazioni alla lettera, ma con il tempo capii che non era sempre così. Alcuni di loro erano veramente motivati, eppure i miei consigli non ottenevano il risultato sperato.
Questo mi spinse a fare una riflessione profonda: forse, ciò che avevo imparato e applicato fino a quel momento non era sufficiente. Forse dovevo andare oltre, esplorare nuovi orizzonti. Decisi così di rimettere in discussione tutto ciò che sapevo. Ricominciai da zero, studiando le ricerche scientifiche dai primi del ‘900 fino ai giorni nostri. Non ero più disposto a bollare come “non scientifiche” idee e approcci che non rientravano nel paradigma accademico dominante. Iniziai a esplorare nuovi metodi, a guardare oltre le etichette e i pregiudizi, scoprendo che c’era molto di più di quanto mi era stato insegnato.
Ad esempio, iniziai a sperimentare nuovi approcci con pazienti che non avevano più nulla da perdere, ottenendo risultati sorprendenti. Queste esperienze mi portarono a una nuova consapevolezza: le raccomandazioni salutiste, spesso presentate come verità assolute, sono in realtà fondate su basi di carta pesta. Mi allontanai sempre di più dal pensiero dominante e seguii la mia strada, spinto dalla convinzione che solo un approccio olistico potesse davvero fare la differenza nella vita delle persone.
La svolta radicale – Una nuova visione del benessere
Con il passare del tempo, divenne sempre più chiaro che il mio approccio alla nutrizione doveva subire una trasformazione radicale. Non potevo più limitarmi a fornire consigli su diete e integratori; dovevo abbracciare una visione più ampia e olistica del benessere, considerando la salute come un equilibrio armonioso tra mente, corpo e ambiente.
Il 2014 fu un anno cruciale per me. Fino a quel momento, avevo consigliato gli omega 3 a quasi tutti i miei pazienti, convinto che fossero una panacea per migliorare le membrane cellulari e ridurre l’infiammazione. Anch’io li utilizzavo quotidianamente, ma dopo oltre dieci anni di studio sui grassi, mi resi conto che gli omega 3 non erano il toccasana che avevo creduto. Decisi di fare un passo drastico: scrissi un’email a tutti i miei pazienti, informandoli che da quel momento in poi avrei sconsigliato l’assunzione di omega 3.
E questo non fu l’unico radicale cambiamento che adottai in quell’epoca professionale.
Questa decisione non fu accolta da tutti con favore. Alcuni dei miei vecchi clienti non riuscirono ad accettare questo cambiamento, considerandolo troppo lontano dalle convinzioni a cui erano abituati. Tuttavia, ero certo di essere sulla strada giusta. Il lavoro divenne più complicato, ma non tornai indietro. Con alcuni pazienti, iniziai a sperimentare nuove idee, ottenendo risultati sorprendenti che confermarono la validità del mio nuovo approccio e delle mie ricerche e intuizioni. Anche se avrei potuto attrarre molta attenzione pubblicizzando i miei successi, preferii restare fedele ai miei principi, evitando di mercificare il mio lavoro.
Col tempo, mi allontanai sempre più dalle convinzioni nutrizionali convenzionali. Mentre il mondo scientifico iniziava a interessarsi alla vitamina D, all’intestino, alle diete chetogeniche e ai digiuni, io mi dirigevo verso una nuova direzione, esplorando le reali potenzialità del corpo umano. La mia ricerca divenne un viaggio di scoperta, un percorso di esplorazione delle possibilità umane che mi portò a sviluppare un metodo completamente nuovo, capace di stimolare il corpo a rigenerarsi e mantenersi in salute in modo naturale.
L’era glaciale – Una trasformazione straordinaria

Tra le tante esperienze significative della mia carriera, ce n’è una in particolare che ha segnato un punto di svolta nella mia comprensione del benessere. Una paziente che inizialmente si era rivolta a me solo per perdere 2 kg continuò a seguire i miei consigli per anni. Anche dopo aver raggiunto il suo obiettivo, sentiva che il suo corpo stava cambiando in meglio e voleva scoprire cosa altro potesse fare l’alimentazione per la sua salute.
Questa paziente aveva cercato per anni di avere un bambino, spendendo molto tempo e denaro nelle varie cliniche, ma senza successo. Con il tempo, seguendo i miei consigli alimentari e di stile di vita (si licenziò anche dal lavoro), riuscì finalmente a realizzare il suo desiderio di maternità. Sebbene io non possa attribuirmi il merito, sono convinto di aver contribuito a creare un terreno fertile per questo miracolo.
Nel luglio 2020, mi contattò con un nuovo obiettivo: avere un altro figlio (che tra l’altro arrivò 3 anni dopo). Mi chiese consigli non solo sull’alimentazione, ma anche su altri aspetti dello stile di vita. Tra i suggerimenti che le diedi, c’era l’idea di esporsi al freddo con docce fredde, una pratica che, a quel tempo, rappresentava per me una cosa impensabile.
Avevo sempre odiato l’acqua fredda, al punto che, durante le vacanze al mare, impiegavo più di 30 minuti per entrare in acqua, e facevo un solo bagno durante l’ultima giornata di vacanza, più per “dovere” che per “piacere”. Tuttavia, sapevo che quel consiglio era giusto e non potevo veicolare un messaggio restandone estraneo, così decisi di mettermi alla prova. Da luglio 2020, iniziai a fare docce fredde quotidiane, affrontando i primi freddi con determinazione.
Questo percorso mi portò a studiare Sebastian Kneipp, noto al pubblico per i percorsi termali nelle SPA, e successivamente Wim Hof, famoso per le sue immersioni nel ghiaccio. Approfondendo i suoi insegnamenti, scoprii che il segreto per affrontare il freddo non risiedeva solo nella forza di volontà, ma soprattutto nella respirazione. Questo concetto, unito alla mia passione per lo studio del metabolismo, mi permise di comprendere come la respirazione potesse trasformare la resistenza del corpo al freddo, migliorando la salute in modi che non avevo mai immaginato.
Gli acciacchi del tempo e la forza della respirazione
Nel 2014, ebbi un’esperienza che cambiò radicalmente il mio approccio alla salute. Una sera, un dolore atroce si manifestò nella mia schiena, irradiandosi fino al petto.
Per un attimo, pensai di avere un infarto. Mi distesi sul divano e cercai di rilassarmi, anche se il dolore era così atroce da rendere quasi impossibile perfino respirare. Fortunatamente, dopo alcune ore, il dolore si attenuò e nei giorni seguenti scomparve.
Tuttavia, episodi simili si ripresentarono di tanto in tanto, a volte con intensità minore, altre volte con una forza tale da impedirmi persino di stare dritto. Una volta, mentre cercavo di prendere un pulcino in una gabbia, il dolore tornò con una violenza tale da costringermi a recarmi al pronto soccorso. Lì mi dissero che si trattava di un problema muscolare e mi proposero una flebo di tachipirina per alleviare il dolore, che rifiutai, preferendo tornare a casa con la semplice rassicurazione che non fosse nulla di grave.
Negli anni successivi, continuai a sperimentare dolori alla schiena, alternando periodi di benessere a fasi in cui i fastidi tornavano a farsi sentire. Attribuii questi problemi alla vecchiaia e alla mancanza di attività fisica. Tuttavia, con il tempo, grazie all’esperienza delle docce fredde e allo studio della respirazione, iniziai a notare un collegamento tra i miei problemi di schiena e il diaframma.
In particolare, mi accorsi che i dolori si manifestavano soprattutto quando passavo molto tempo con l’addome e il torace chiusi, come quando lavoravo al computer seduto sul divano o a letto. Questo mi fece capire che il problema non risiedeva nella schiena in sé, ma probabilmente nel diaframma. Decisi quindi di approfondire lo studio della respirazione e dei suoi effetti sul corpo.
A maggio 2023, iniziai a lavorare sul rilassamento del diaframma e sulla corretta respirazione. Dopo cinque mesi di esperimenti, ebbi la conferma che il diaframma era la vera causa dei miei problemi. Aggiunsi quindi una routine quotidiana di esercizi mirati a migliorare la respirazione e a prevenire future problematiche. Questa esperienza mi ha insegnato che per mantenersi in salute è fondamentale fare le cose giuste, con costanza e senso pratico.
Ma soprattutto mi mostrò l’importanza del muscolo più importante della respirazione.
La chiave per una vita sana e longeva – 40 anni di scoperte
Immagina di possedere la chiave per sbloccare il potenziale nascosto del tuo corpo. Dopo 40 anni di vita e oltre 20 di ricerche appassionate, ho scoperto che questa chiave esiste davvero, ed è più semplice di quanto tu possa immaginare.
La verità è semplice e sorprendente: la salute e la longevità dipendono dall’energia delle nostre cellule. È un fatto scientificamente provato che il metabolismo energetico cellulare è alla base del nostro benessere.
Un metabolismo efficiente e una cellula sana sono le fondamenta per una vita lunga e piena di energia e vitalità.
Il mio metodo si basa su un principio semplice ma potente: creare le condizioni ideali affinché il corpo possa mantenersi in salute autonomamente.
Questo avviene attraverso precisi stimoli che modulano l’espressione dei nostri geni e ottimizzano il metabolismo. Ad esempio, credo che tu sappia già che l’esercizio fisico regolare riesca ad attivare i geni coinvolti nella produzione di energia cellulare, oppure come un’alimentazione ben strutturata possa fornire al corpo i nutrienti necessari per mantenere le cellule in salute. Magari potresti ignorare che l’anidride carbonica presente nelle tue cellule è in grado di modificare l’espressione genetica delle cellule stesse o la luce possa veicolare messaggi che riescono a comunicare con ogni nostra singola cellula.
Questi stimoli possono avere un impatto profondo sulla nostra salute e benessere, e possono essere applicati facilmente nella nostra vita quotidiana per migliorare la nostra qualità di vita. In questo modo, il corpo può funzionare al meglio, rigenerando e rinnovando le cellule in modo naturale. Il risultato è una vita più sana, più lunga e piena di energia.
Il desiderio di mio figlio
In questo lungo cammino di scoperte e trasformazioni, uno dei momenti più significativi è legato ad un desiderio espresso da mio figlio Davide.
Una notte, quando aveva quasi quattro anni, mi guardò con i suoi occhi pieni di innocenza e mi disse:
“Papà, se io prendo le sfere del drago, il mio desiderio sarà che tu non muoia mai”.
Quelle parole, ispirate dal cartone di Dragon Ball, mi colpirono dritto al cuore. Sapevo che quel desiderio non poteva avverarsi, ma mi ricordarono l’importanza di essere presente per lui, sempre.
Invecchiare non è solo una questione di numeri, ma di come il nostro corpo e la nostra mente affrontano le sfide della vita. Ho visto persone giovani nel corpo ma vecchie nello spirito, e altre, apparentemente segnate dagli anni, brillare di una vitalità straordinaria.
Questa consapevolezza ha guidato ogni mia scelta, spingendomi a esplorare nuovi orizzonti e a condividere il mio percorso con chiunque voglia unirsi a me in questa affascinante avventura.
Non posso evitare il passare del tempo, ma posso fare in modo che ogni giorno sia vissuto al meglio, non solo per me, ma per chi amo. Il desiderio di mio figlio risuona ancora in me, ricordandomi ogni giorno il valore di invecchiare in salute e di fare del mio meglio per garantire a me stesso e agli altri una vita piena e significativa.
Oltre la nutrizione – Un approccio olistico al benessere
Con il passare degli anni, ho compreso che la nutrizione è una parte del puzzle del benessere. La salute non dipende solo da ciò che mangiamo, ma da come viviamo la nostra vita in ogni suo aspetto.
Ho sviluppato un approccio che va oltre la semplice nutrizione, abbracciando elementi come la respirazione, il sonno, l’attività fisica e il contatto con la natura.
Questi sono i pilastri de “le 7 Vitamine del Benessere“, un programma che ho creato per aiutare le persone a sbloccare il loro potenziale e vivere una vita lunga, sana e appagante.
Un nuovo inizio – La rinascita attraverso le sfide della pandemia
Nel corso degli anni, ho vissuto momenti di grande soddisfazione professionale, ma anche di profonda riflessione personale. Nonostante il successo raggiunto come nutrizionista, nel tempo sentivo crescere dentro di me un’inquietudine, una voce che mi spingeva a cercare qualcosa di più significativo, qualcosa che andasse oltre le routine consolidate e le convinzioni del passato.
Il 2020 fu un anno che sconvolse il mondo intero. La pandemia non portò solo una crisi sanitaria senza precedenti, ma scoperchiò anche una serie di verità scomode. Vidi con i miei occhi come la paura e l’incertezza portarono molte persone a perdere la propria autonomia, a dubitare persino delle loro scelte quotidiane, affidandosi ciecamente a un sistema che troppo spesso non offriva soluzioni reali, ma recitava un copione di un film di fantascienza.
Questo periodo oscuro mi costrinse a una riflessione profonda. La frattura sociale che la pandemia generò in Italia mise a nudo un lato della nostra società che non potevo più ignorare. La mia fiducia nel sistema, già scossa da anni di esperienze in cui avevo visto il profitto anteposto al benessere delle persone, venne completamente meno. Fu in quel momento che capii di dover compiere un cambiamento radicale.
La sospensione dall’Ordine dei Biologi, avvenuta nella primavera del 2022, fu l’evento che mi spinse a prendere la decisione più difficile della mia vita: emigrare in Svizzera con la mia famiglia. Lasciare l’Italia non fu una scelta facile; significava abbandonare la mia terra, le mie radici, e affrontare l’ignoto. Ma era una scelta necessaria per ritrovare me stesso e cercare di costruire un futuro più in linea con i miei valori e le mie convinzioni.
La vita da immigrato non è semplice. L’ufficio immigrazione svizzero mi accolse con un razzismo sottile e sofisticato, che mise alla prova la mia pazienza e la mia determinazione.
Gli ostacoli si moltiplicarono, rendendo il percorso più arduo di quanto avessi immaginato.
Eppure, in quei momenti di difficoltà (e credimi che sono stati più di quelli che una persona possa immaginare), non ho mai perso la calma ed ho mantenuto sempre una certa serenità.
Ogni sfida affrontata mi rese più consapevole del valore dello stress come elemento chiave nel mio lavoro.
Ho sempre affermato che per garantire un metabolismo efficiente, le cellule devono affrontare uno stress gestibile, e che lo stress psicologico, soprattutto se prolungato, è una bestia feroce che non si doma con diete o esercizio fisico.
La pandemia quindi non fu solo una crisi, ma anche un’opportunità di crescita personale e professionale.
Mi spinse a mettere alla prova tutto ciò che avevo imparato, a testare le mie tecniche in condizioni estreme, e a confermare la loro efficacia.
Ho abbracciato questa esperienza non come una sconfitta, ma come la prova suprema di un maestro verso il suo allievo.
È un po’ come se fossi stato un investitore e, accendendo la televisione, mi dicessero che i mercati finanziari sono crollati, ed io sorridessi bevendomi una birra in tutta serenità, perché avevo investito i soldi del Monopoli.
Oggi, con una certezza granitica, so che le mie tecniche possono trasformare radicalmente la vita di chiunque, a prescindere dal punto di partenza.
Questo è il mio nuovo inizio, la mia rinascita.
E sono pronto a condividere questo viaggio con chi, come me, cerca una vita migliore, più autentica e piena di significato.
La strada è stata lunga e piena di ostacoli, ma ogni passo mi ha avvicinato alla verità: la salute, la longevità e il benessere sono alla portata di tutti, basta avere il coraggio di seguirne il cammino.